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mercoledì 9 luglio 2014

La Senesità vista da "lontano"

Fioccano incessanti i contributi sulla discussione riguardo al concetto di "Senesità", che stiamo cercando di reinterpretare e, se possibile, destrutturare. 
Stavolta parla Sanguebianconero, che ha la fortuna di illustrarci la prospettiva di coloro che sono nati pochissimi metri fuori dalle mura e che quindi, nella concezione patologica di molti, rappresenterebbe forse un caso anomalo.
Leggete, perché è illuminante.






Buongiorno a tutti, e grazie per lo spazio dedicato ad una sana e corretta informazione.
Mi piacerebbe esprimere una personalissima opinione sul concetto di "senesità" e degli errori che hanno portato al tracollo di una città che ho sempre considerato una piccola Svizzera. 

Ricercare e soprattutto sintetizzare gli errori commessi potrebbe apparire semplice e, soprattutto dall'esterno, potrebbe addirittura sembrare grottesco quello che è realmente accaduto. Però di fatto, me compreso, siamo qui a scrivere e cercare di capire "il perchè" tutto questo sia potuto accadere (non sto a ripetere cosa sia il "tutto questo", per non tediare nessuno con le solite pappardelle che ormai tutti conosciamo a memoria, e che potremmo riassume in un'unica parola, ossia DISFATTA).
Mi piacerebbe suddividere e scindere un po' le varie componenti che hanno determinato tutto ciò, perché, nonostante sia senese e amante della nostra città, devo dire che sono cresciuto a 8 km da Siena, e se oggi questo non fa la minima differenza, 30 o 40 anni fa la faceva... eccome!!!
Ho sempre avvertito fin da bambino una differenza sostanziale tra chi era nato nelle lastre, viveva la città 24 ore su 24, e chi, come me, aveva altri tipi di contatti e viveva leggermente fuori. E purtroppo, lo dico adesso, ad oltre 40 anni di distanza dalla mia nascita, tutto sommato quelle che erano le sensazioni di me prima bambino, poi adolescente, e adesso uomo, non sono mai cambiate, ma soltanto rivelate una triste realtà.
La massima aspirazione di un genitore era quella di sistemare il proprio figlio al Monte dei Paschi. Una sorta di rito di iniziazione, come in alcune popolazioni indigene dell'Africa o dell'Amazzonia; con la differenza che lì passi dall'essere bambino all'essere adulto, a Siena passavi dalla tutela genitoriale, alla tutela dell'istituzione regina.
Istituzione di cui ci si vantava, e si andava fieri. Poco importava se per sistemare il proprio figlio occorreva fare ciò che i vertici imponevano, ossia mettere il cervello nel cassetto, salvo poi, eventualmente, poterlo riprendere in tempi peggiori. Se poi eri una mosca, e si sa bene che la mosca "tira il calcio che pole", si poteva vedere di sistemarsi all'Università, altro ammortizzatore abbastanza ambito dai babbi senesi, cercando nel frattempo di riporre nel cassetto assieme al cervello tutti quei ricordi che magari t'avevano visto protagonista della caccia al terrone o cose simili, che spesso si intrecciavano nella terza ed ultima opzione: l'ospedale.
Per il resto, la vita è sempre stata scandita, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, con le stesse modalità, ripetendo gli stessi comportamenti.
Lavorino bono, seconda di giugno a Follonica/Marina/Castiglioni in modo da essere bello abbronzato per il palio di luglio, palio di luglio (chi vince resta, chi si purga, rivia a Follonica/Marina/Castiglioni), palio d'agosto, inizia l'inverno (Siena, Mens Sana); tanto c'ho il lavorino bono.
E' inevitabile che tutto ciò abbia creato un'involuzione mentale tale da farsi manipolare in tutto e per tutto. E' inevitabile soprattutto perchè per quasi un secolo ormai, è sempre passato il concetto della delega incondizionata a chi ti ha fatto il favore o a chi ritieni che realmente possa garantire i tuoi interessi.
Pensate anche a questo concetto, il dover prendere la tessera di un partito o di un sindacato perché tutela i tuoi interessi di autista, coltivatore, medico, piuttosto che architetto, farmacista, fabbro o maniscalco. Chissà quante pacche sulle spalle avrà ricevuto il buon Raffaele Ascheri (vai, forza, mi raccomando, non mollare...), mentre magari chi lo incitava aveva già dimenticato che il babbo aveva venduto il podere a Trequanda per sistemare il figlio in banca e per vivere da "senese" come si deve. Una mentalità di una pochezza quasi unica, puerile allo stesso tempo, da far tenerezza a chi la analizza dall'esterno. E io lo vedo, quando mi confronto con persone di altri luoghi, come viene fuori questa pochezza, rivestita (oltretutto male) di spocchia, supponenza, saccenza e ignoranza estrema.
E proprio grazie a quest'ultima pozione data a bere ad almeno 15/20 mila "senesi veri", di quelli nati nelle lastre e che ci stanno da generazioni, una pozione fatta di tanta spocchia, una buona dose di supponenza, un pizzico di saccenza, è stato creato il terreno per un'ignoranza estrema, al fine di sottrarre tutto quanto di buono era stato fatto dai nostri amati e sbandierati antenati.



Sanguebianconero

3 commenti:

  1. Vero, così facendo non è mai nata ne una classe imprenditoriale ne una polica vera e propria.

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  2. TI SEI DIMENTICATO IL TRAIN O TRAINNE COME BARRE BANCA UNIVERSITA OSPEDALE TRAIN DOPO ACQUA GASSE ECC SPAZZATURA E IL CAMPO E' VASTO A UNA VOLTA C'ERA LA SCLAVO E POI TORTORELLI AZIENDA ALL'AVANGUARDIA ma costretta ad assumere e poi a chiudere oggi auditorium mps bello travertino accanto alle mura di mattoni altra azienda che rompeva i coglioni era sotto il molino muratori fatta fallire oggim banca d'italia AVANTI C'è POSTO CONTINUIAMO

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  3. Diciamo che condivido questo articolo al 95%, il 5% per cui non sono d'accordo è troppo difficile da spiegare, mi servirebbe scrivere un ulteriore articolo e non so se sarei capace di farlo con altrettanta chiarezza. Quello che però si evidenzia è che "Siena è di Roma specchio gentile e bello" e che forse è la più italiana tra le città e non lo dico come complimento. Saluti. Cecco

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