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giovedì 6 novembre 2014

Gli sfoghi

Sono rimasto molto colpito, nelle interviste di domenica scorsa del dopo partita, dagli sfoghi del presidente Ponte e, soprattutto, da quello di Simone Vergassola.




Per cui, mi farebbe piacere analizzarne alcune caratteristiche.
Sommessamente, sono molto felice di vedere due attori protagonisti della nuova Robur infervorarsi a difesa delle sorti della stessa.
Sebbene la posizione di Ponte e Vergassola sia diversa - il presidente tendeva a difendere più se stesso, il capitano i giocatori bianconeri - alla fine la sostanza cambia poco: con grande forza, con grinta sanguigna, i due gridavano le loro ragioni e, indirettamente, anche quelle del Siena calcio.
A me piacciono molto le situazioni di confronto schietto e financo brutale, per cui ben vengano queste occasioni, piuttosto che i silenzi sordidi. Meglio cioè una vena di fuori che uno sguardo abbassato.
Detto questo, passiamo nel merito della bontà degli sfoghi; guardiamo, cioè, quanto essi siano stati funzionali ad uno sviluppo delle relazioni fra chi si incazzava e chi ascoltava.
Ponte ha, a mio avviso, rimarcato un tema che nella sostanza posso anche comprendere: inutile andare ancora a reintervistare un signore che al tempo dell'assegnazione della nuova società ci disse di essere andato al mare e che presentò persone non rassicuranti agli occhi del sindaco, che, quindi, li scartò e terminò una fase. Sebbene, per dovere di cronaca, la stampa avesse raccolto un preciso imput di Galli stesso, che ce l'aveva con Valentini e non con Ponte.
Ma nella forma, un tipo di comunicazione così urlata, così rabberciata, così confusa, fa cadere in secondo piano la apparente bontà di ciò che voleva essere detto. Ponte ha bisogno come il pane di una persona che lo aiuti nella fase del marketing e della comunicazione all'esterno, che lo limiti, che possa andare a sostituirlo in sala stampa, nei casi di minore impellenza.
Vergassola, a mio parere, ha interpretato il ruolo del capitano che difende i propri compagni e del professionista che pone sotto la propria ala giovani dilettanti (si spera non allo sbaraglio).
Ma anche in questo caso, a fronte di un nobile intento, la forma è stata totalmente cannata. Non si può e non si deve dire di "stare a casa" a gente che paga il biglietto e che ha tutti i diritti di mugugnare a fronte di prestazioni o giocate che non ritiene all'altezza.
Ancora, urge una figura che operi da filtro fra giocatori e pubblico. Uno sfogo del genere non lo può fare Vergassola, che oltretutto si pone nel mirino delle critiche di alcuni, stante l'inoperosità forzata dovuta al noto infortunio. Non lo può fare perché Vergassola non ha mai alzato i toni durante la militanza bianconera e, quindi, non ha una giusta idea di cosa dire e soprattutto di come ciò deve essere riferito.
Come vedete, alla fine i nodi vengono al pettine, sebbene ci sia chi si affaccendi a non capire o a non vedere...
Le deficienze nell'aspetto societario, in un contesto così strutturato ed "importante" come è quello di Siena per questa LND, rischiano di diventare dei macigni. Che poi si riverberano, ahimè, sull'aspetto prettamente sportivo.
Per un ruolo del genere, ad esempio, senza andare a fare troppi voli pindarici, avevamo un professionista come Orlando Pacchiani, che poteva fare (mi scuso del francesismo) un po' "da potta e da culo", stante la sua esperienza nel settore e l'intima conoscenza dell'ambiente.
Ma ci fu detto che costava troppo...

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