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venerdì 21 novembre 2014

LA FOLOSA COMMEDIA. Inferno, Canto V (I lussuriosi)

Canto quinto, nel quale mostra del secondo cerchio de l'Inferno, e tratta de la pena del vizio de la lussuria ne la persona di più famosi folosi uomini
(anonimo commentatore del XIV secolo)





Lasciato il limbo, entrammo Lapo e io nel secondo cerchio, che era più stretto del primo ed emanava ancor più dolore. Alla soglia, trovammo un tipo dall'aspetto animalesco, orribilmente nitrante: sembrava quasi un cavallo. Aveva una maglia con scritto: “I love Punta Ala”. Era Frankie Nonminossiamo.
Come un giudice, ascoltava le anime e decideva dove dovevano andare. Più giri di coda indicavano il girone di appartenenza. Emetteva dei nitriti e nominava sempre un certo Andreone da Olbia. Quando vide Lapo e me si incavolò di brutto. Chiese se era in diretta, ma non capii cosa volesse dire. Guardai allora preoccupato Lapo, che mi disse:
"Don't preoccupare. Be quiet. Crede di essere un big presentatore television".
D'improvviso, Frankie Nonminossiamo si rivolse a me con toni allarmati:
"Senti, guarda la tre, qualcuno al telefono? Nessuno, non chiama nessuno. Cittinooo, non chiama nessuno. Ehi tu, non ti fidar di questo omuncolo, di Lapo. Cittinooo, dicci una cazzata".
Lapo lo redarguì e gli disse di star calmo, ricordando che il nostro viaggio era sponsorizzato dal Sommo: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole e più non dimandare. In una parola, fatti li cazzi tua”.
Allora Frankie Nonminossiamo, gran conoscitor de le peccata in città, avvinghiate un gruppo di anime con la coda, urlò d'improvviso: “Sono entrate fiancate, il cerchio è valido” e scaraventò i poveri dannati giù per il buio.
Superato il bestiale Nonminossiamo, ci ritrovammo in un luogo oscuro, ove soffiava incessante una bufera che sbatteva i dannati da un lato all'altro del cerchio. Sinceramente, mi veniva quasi da ridere, sembrava quasi Paperissima. Ma lo sguardo serio di Lapo mi fece desistere. Quando le anime arrivavano ad una "rovina", che sembrava quasi una rocca di un istituto finanziario, emettevano delle bestiali grida di dolore, bestemmiando Dio.
Capii che ero finito nel girone dei lussuriosi, i peccator carnali che la ragion sommettono al talento. Le anime volavano in aria, sembravano quasi dei piccioni. O forse delle gru. No, mi parevano più dei chiurli.
Chiesi allora spiegazioni a Lapo che mi disse:
"These are anime di lussuriosi morti viulentemente. Viulentemente parecchio. Look, c'è Cleopatra. Look, c'è Favi di Montarrenti. No, è uno che gli somiglia. Ecco, eccoli là... il gruppo di preti, frati, suorine grandi animatori delle notti senesi. E l'omino boccoluto a cavallo, che bello!".
Veder tutta questa gente lasciva mi mise in uno stato angoscioso che per poco non mi perdo. Intravidi allora due anime che volavano vicine vicine. Sembravano un uomo e una donna. Volendo io parlare con loro, si avvicinarono e mi ringraziarono per la pietà. Lui si presentò:
"Io son Paooolino. Ma in vita mi chiamavano tutti The Voice. Ho sempre fatto del lusso il mio credo. Donne, banche, fondazioni, accademie... ne ho fatti di peccatoni".
Anche lei si presentò:
" Io sono Elisabettona da Verona, la compagna di lussurie di The Voice. Confermo quanto detto lui: in fondazioni, banche e quant'altro, se ne son fatte di cose, cosette, cosacce".
Chiesi a Elibettona come era cominciata la loro storia.
"Si leggeva lo stesso libro, che parlava di Lancillotto e di una regina di nome Ginevra. Ci eccitammo. Lui si vestì da Ginevra. Ma non gli donava molto. Allora io mi vestii da Ginevra e lui da Lancillotto. E da lì in poi si fece di tutto di più".
I due si guardarono e cominciarono a limonare. A limonare. Alla scena non ressi e svenni d'un chiocco.

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