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giovedì 19 febbraio 2015

Piove


Piove. 
Giornata da divano e copertina. 
Che partita sarà? Conta vincere, i tre punti sono fondamentali, non importa come arriveranno.



In curva c’è uno striscione, in tribuna anche. Due ricordi diversi di due persone diverse, con percorsi diversi, destini diversi e una passione comune. Una passione semplice, fatta di emozioni normali.
La partita è veramente bruttina. Penso ad altro. Mi viene in mente una canzone, non ricordo quanto tempo è passato dall’ultima volta che l’ho ascoltata: <la pioggia fina salta sopra i marciapiedi, noia moschina e tu, tu guardi ma non vedi>. 

Guardo mio figlio tutto zuppo che osserva i guanti di Jacopo e tacitamente mi indica il regalo di compleanno.
Mi perdo nei pensieri. Ricado sugli striscioni, e a parte quello di chi - bene o male - la vita se l’è vissuta fino in fondo, ripenso a quanti nomi sono stati scritti in curva negli ultimi anni. Vite spezzate troppo presto, dove la fine è arrivata praticamente a ridosso dell’inizio. Lorenzo, ma anche Simone, Francesco e chiedo scusa se mi dimentico qualcun’altro.
Goal del Siena! Ma sono lontano anni luce. Gli encomiabili ultras chiedono di cantare e di non limitarsi solo a fare "Ooooooh" all’arbitro. Poi ci pregano di alzare le mani: bel problema con l’ombrello da reggere. Almeno fossi la Dea Kalì, con tutte quelle braccia proverei a fare qualcosa. Ma le voci mi arrivano ovattate, quasi provenissero dall’altra stanza. 

Finisce il primo tempo ed inizia il secondo. Non cambia la musica. Anzi, sì. Solita amnesia difensiva e 1 a 1. Avanti Savoia, c’è un risultato da raddrizzare. Ma niente, la partita scivola via male. Ci vorrebbe un episodio. Ma continuo ad essere distante. Bagnato e lontano. 
E mi perdo definitivamente nei pensieri…. 
Cos’è la vita? Per secoli l’uomo se l’è chiesto, guardando le stelle, osservando la natura, interpretando il passato per predire il futuro e dare un senso al presente. Oppure inventandosi religioni e divinità. 
Cos’è la morte? È solo il punto finale di un percorso biologico? È la sofferenza che proviamo quando ci tocca da vicino, perché non ce la sappiamo spiegare? Dicono che il dolore che proviamo alla morte di un caro sia l’esatto contrappasso dell’affetto ricevuto da esso durante la vita e dell’emozioni vissute con lui. Ma poi ripenso alla religione, al bisogno che l’uomo ha di credere. E non mi capacito più.
Con un sollievo mi accorgo che il Siena ha raddoppiato. Meno male; fischia la fine dai!
Piove e i pensieri rompono l’argine e invadono il mio pomeriggio. Se Dio fosse Immenso e caritatevole come dicono, al pari del Grande e misericordioso Allah, del Saggio e profondo Buddha e del Formidabile e ascetico Shiva, non avrebbe permesso la sofferenza di un “vita non vissuta”. E soprattutto non avrebbe mai chiesto un cammino di dolore in cambio di un paradiso di goduria. A me pare la storia di “Aspettando Godot”; e sappiamo tutti come va a finire.
Io credo invece che se Dio fosse Immenso e caritatevole, in accordo con gli altri compagni di merende di cui sopra, si sarebbe occupato di faccende differenti, senza girare lo sguardo dinnanzi a dolore e sofferenze. Ci dicono che tutto è scritto e che facciamo parte di un disegno più grande, ma per fare questo sono costretti a indottrinare i bambini, affinchè crescano con il DNA modificato a tal punto che un “non battezzato” venga considerato alla stregua di “un diverso”.
Se fosse Immenso e caritatevole, si ricorderebbe di noi. E starebbe dalla parte dell’uomo, senza bisogno di luoghi di culto, profeti o ministri. Io sono convinto che da qualche parte debba esistere un DIO delle EMOZIONI NORMALI che si schiera con gli ultimi, che hanno voglia di darsi da fare e costruire qualcosa.
Lo immagino stare accanto a coloro che nell’incoscienza dei 20 anni diventano genitori e affrontano la vita con il sorriso sulle labbra, senza scappare. Nel ginecologo che osserva scettico il monitor dell’ecografo e non riesce a dirci se sarà un maschietto come vuole il nonno o una femminuccia come chiede la zia. Lo sento vicino a chi scopre il piacere di vivere perché ha trovato una persona speciale che lo fa sentire importante. Lo vedo sorridere compiaciuto quando con una buona interrogazione rimedi il votaccio rimediato nel compito e non vedi l’ora di raccontarlo al babbo. E’ li che ti accompagna all’asilo il primo giorno, quando il grembiule è troppo grande e una giornata intera fuori casa sembra lunghissima. Lo avverto nell’abito bianco che le ragazze sognano da bambine mentre giocano alle principesse. Lo ascolto nel suono del campanello che indica l’arrivo del postino, anche se in realtà quella lettera non la riceverai mai. Lo percepisco nei sogni dei ragazzi e un po’ meno negli incubi degli adulti, che non si vogliono ricordare di essere stati bambini. Lo sento rivivere ogni qualvolta ti ricordi a memoria l’elenco dei compagni dell’ultimo anno di superiori e tutte le volte che ti prepari ad affrontare una giornata lavorativa con entusiasmo, convinto che il suono della sveglia sia un punto di partenza e non una scocciatura. Il Dio delle EMOZIONI NORMALI dovrebbe starti vicino quando riesci finalmente a trovare un posto nel mondo per costruire un futuro a chi porta il tuo sangue dentro e il tuo cognome fuori. Dovrebbe essere con noi nelle scelte difficili e nei momenti di gioia, negli addii e nei benvenuti. Nello stupore di una sorpresa e nella frustrazione di una delusione. In un cuore che batte al pensiero di un volto. In un bicchiere di vino bevuto in compagnia, nello stare a letto mentre fuori nevica e nell’odore del dolce alle mele, che la nonna ti preparava quando dormivi a casa sua. 

Ed invece siamo costretti a stare sempre all’erta, perché una telefonata – all’improvviso – protrebbe cambiarti la vita. Per sempre. 
Non voglio credere che la sofferenza di una vita spezzata, faccia parte di un progetto divino. Non ce la faccio proprio.
La pioggia è un segnale. Loro hanno letto gli striscioni e ci hanno risposto. E’ stato il loro modo per dirci: “ ci siamo anche noi”. 

Adesso la partita è finita. Bruttarella. 2-1. Tre punti d’oro. 
Tutti insieme uniti avanzeremo… 
E la pioggia c’ha ricordato, che ieri allo stadio, c’erano anche loro.

10 commenti:

  1. Mi alzo virtualmente in piedi e ti batto le mani....tanta roba e tanta emozione!

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  2. Articolo bellissimo, davvero, complimenti.
    Manca una sola cosa, la firma, almeno per darci modo indirizzare i complimenti a un soggetto preciso...

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  3. Quando quella telefonata arriva, il tempo si ferma, si apre un baratro e tu ci cadi dentro. Forse un giorno riuscirai ad uscirne, ma non sarai più quello di prima.
    Il Dio delle emozioni, se esistesse, ti avrebbe permesso di dirgli almeno addio...

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  4. Vi ringrazio di cuore per i bellissimi commenti pubblicati. Sono le Emozioni Normali a darci la forza di vivere.
    A questo punto sono costretto a rivelarmi.
    Mir(k)o Pioli

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    1. sempre saputo che era lei caro Miro, già dai tempi delle ikeatelle:)) una sua ammiratrice vale

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    2. Mamma mia Vale, il LEI mi fa sentire terribilmente vecchio.
      Forse sto diventando velocemente un OMINO... Eppure da piccolo gli omini mi sembravano così vecchi. Grazie - Miro.

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  5. Grande Miro..............c'hai preso gusto mi sembra; quando prendi carta e penna buchi il petto!

    Gianluca

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    1. Provo a descrivere ciò che mi circonda, facendo attenzione a quello che sento e a quello che vedo. E poi adoro raccontare le cose che mi emozionano. Magari a volte c'infilo dentro qualche nota di colore, ma sempre nell'intento di provare a stemperare questi tempi brutti e cupi. Grazie!

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  6. Eccellente. Come tutte le cose fatte con passione Wsg

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