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lunedì 23 marzo 2015

L'intervista evitabilissima

A volte ritornano. Ahimè...
La scorsa settimana, un giovane virgulto del giornalismo sportivo, tale Alessio Alaimo, per il sito www.tuttomercatoweb.com ha intervistato il nostro caro ex presidente dell'AC Siena.
Evento non da Premio Pulitzer, intendiamoci, ma che vale la pena di commentare (in assenza anche di altre chiose da parte del giornalismo sportivo locale).

Partiamo da alcuni dati di fatto, anzitutto, per rassicurare il lettore: 
1) MassimoMassimo è vivo e vegeto e, pare, in discreta forma. W.
2) MassimoMassimo è stato intervistato a proposito del fallimento del Parma, in veste di "esperto", che ha bellamente commentato sull'accaduto. Un po' come dare la parola a Bocassa in merito a questioni di vegetarianesimo, o alla Franzoni circa i vantaggi del babysitteraggio.
3) In maniera incidentale, ci piacerebbe capire dal Sig. Alaimo le ragioni per cui viene ridata parola a certe persone su determinate questioni. Da giornalista, è un po' come andare ad intervistare, a fine partita, il peggiore in campo per farsi dire come è andato il match. Deontologicamente, mi immagino sia un clamoroso autogol. Ma vi ricordo che siamo nel Paese n. 49 al mondo come libertà di stampa, il Paese che invita Schettino all'università per un convegno sulla questione della gestione degli stati di panico. E vi ricordo anche come il sito sopra citato fosse quello delle continue acontestualizzate interviste apologetiche al duo Mezzaroma&Antonelli mentre si preparava il naufragio dell'AC Siena...
Detto questo, andiamo ad analizzare qualche passaggio della piacevole intervista.
MassimoMassimo, lo premettiamo, dichiara tutta la propria solidarietà al Parma e ai suoi tifosi per il fallimento societario: ma, si sa, il nostro ex presidente è persona seria e coscenziosa. Si dispiacque molto, lo ricorderete, anche delle nostre disgrazie un annetto fa (ah semmai...).
E ci tiene immediatamente a stabilire la distanza fra ciò che succede a Parma e ciò che capitò a Siena: qui fu colpa della banca, di "altre situazioni" (???) e del mancato ingresso ai play-off. Insomma, responsabilità di tutto e tutti, tranne, ovviamente, di lui medesimo. Ci mancherebbe altro...
Ma ciò che ci piace di più, ed in un certo senso ci meraviglia un po', è il passaggio in cui MassimoMassimo afferma: "Lavoro e fatico come tutti. Anche se purtroppo siamo in Italia". Come dire: ce la metto tutta, ma non vivo in un posto che gratifica questo grande impegno.
Vero, concordiamo con MassimoMassimo. Siamo in Itaglia, il posto in cui chi delinque non va in galera, in cui chi ruba denari non paga, in cui chi fallisce continua tranquillamente a fare danni, in cui si intervista chi distrugge, in cui si prendono incarichi per avere accesso a forti finanziamenti. Un vero posto di merda, davvero.
Come finisce il pezzo di grande giornalismo, ordunque? Con una rassicurazione di Mezzaroma, anzitutto per se stesso, poi per i propri eredi, infine anche per tutti noi: basta calcio, il cui mondo particolare non è mai stato davvero compreso e che non ha lasciato al nostro alcun ricordo di grandi uomini. Insomma, un contesto che non pertiene alla statura morale di MassimoMassimo, che dichiara di aver commesso l'errore di aver preso al tempo la Robur.
Ecco, qui non sono d'accordo. Spiego quale è stato il vero errore del nostro ex presidente. Che poi, a pensarci bene, non è nemmeno a lui imputabile. Andrei soprattutto a ricercare il momento in cui il papà, Pietro Mezzaroma, in quella notte di fine primavera del 1971, si fece venire "le pruzze" (come diceva il mi' nonno) e concepì MassimoMassimo. Potendo farlo, tornerei indietro nel tempo, prenderei il palazzinaro sotto braccio e gli direi: "Pietro caro, per una sera salta i compiti, vieni con me, ti offro un vinello. Non fare danno".




"Lavoro e fatico come tutti. Anche se purtroppo siamo in Italia"
(M. Mezzaroma, www.tuttomercatoweb.com, 19.03.2015)

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