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mercoledì 17 giugno 2015

Politica kulturale e divertissement: l'uso degli spazi cari

Avevamo concluso il pezzo di ieri con una sorta di sospensione, invocando la nostra possibilità di suggerire, ponendo alcune domande, nuove destinazioni d'uso a quegli spazi che ci sembrano ormai “ceduti” all'opera (ooops) di altri enti privati. Andiamo adesso a raffinare l'informazione. 

Per il Campo - anche se in verità la raccomandazione andrebbe estesa a tutto il centro storico di Siena - non sarebbe male che finalmente si capisse quanto fragile sia questo spazio, non in grado di sopportare qualsiasi tipo di spettacolo/iniziativa, oltre al suo enorme valore simbolico e civico. Sarebbe già un ottimo punto di partenza che venisse rispettato: vedere statue della Cappella danneggiate, ma anche gente sguaiatamente stravaccata nel selciato della conchiglia, fa male al cuore, almeno al nostro. 
La stessa premura andrebbe rivolta alla Fortezza, luogo mai davvero tutelato e valorizzato, anche se in passato oggetto di progetti urbanistici di notevole spessore, mai attuati. Eppure il Sindaco aveva accolto la richiesta che giungeva da vari ambienti, declamando, appena pochi mesi fa, che “il 2015 sarebbe stato l’anno della Fortezza”. Beh, se la valorizzazione parte dal suddetto bando, in cui viene dato in gestione a terzi l’intero piazzale interno, dove sarà montata una tensostruttura removibile (ma di fatto fissa per cinque lunghi anni) del diametro di 25 metri, altezza 10 e capienza fino a 300 persone sedute più ben 500 in piedi, che dire: alla faccia della valorizzazione. Ma che la struttura dello storico manufatto necessita di un restauro complessivo, mai effettuato nei secoli, è stato visto? E lo stato di degrado dei bastioni (e meno male che alcune associazioni hanno assicurato perlomeno la pulizia)? E l’auspicabile valorizzazione della passeggiata sui bastioni medesimi, oltre alla necessaria messa in sicurezza, considerata la loro pericolosità, come si concilia con il sottostante, presumiamo orrido tendone (Soprintendenza se ci sei batti un colpo)? Il Granduca Pietro Leopoldo si rivolterà nella tomba; fu lui, infatti, a fine Settecento a decretare la smilitarizzazione definitiva dell’antica fortezza, “aprendola” alla cittadinanza e unendola ai nuovissimi giardini della Lizza, in modo da creare “un passeggio pubblico” mancante dentro le mura urbane. E non meno di lui il podestà Mario Tadini Buoninsegni che nel 1937, quando il 5° Bersaglieri, lì ospitato fino allora, traslocò nella nuova caserma di piazza d’Armi, pensò di destinare l’intero complesso ai Senesi, demolendo i fabbricati interni al piazzale, ma soprattutto eliminando il terrapieno esistente all’interno della struttura, sostituito da un ampio teatro all’aperto, inaugurato nell'agosto di quell'anno addirittura dalla compagnia “Grandi Riviste” con interpreti del calibro di Wanda Osiris, Nino Taranto e Pina Renzi. Sì, perché proprio quello spazio poteva essere destinato ad ospitare, assai più opportunamente del Campo o di altre piazze cittadine, spettacoli teatrali all’aperto, magari restaurando i gradoni. 
Per il Santa Maria della Scala, infine, esistono talmente tanti progetti/proposte/chiacchiere, che quasi quasi lo saltiamo a piè pari. Anzi no, prima vogliamo porre due domande e poi esprimere anche il nostro modestissimo punto di vista. Quesiti: a quale punto siamo arrivati con riguardo alla forma giuridica da conferire all’ente? E in merito allo spostamento della Pinacoteca ci sono buone novelle? Proposta: il complesso dell’ex ospedale, “una città dentro la città” fu acutamente definito a suo tempo, oltre ad ospitare mostre o pinacoteche, dovrebbe essere valorizzato per quello che contiene, come museo di sé stesso, e in tal senso dovrebbe essere offerto ai turisti, che non lo visitano perché volutamente lasciato fuori dai pacchetti e dai percorsi di visita. All'interno del Santa Maria della Scala ci sono bellezze che se possedute da altri le metterebbe debitamente a frutto (espressione pessima di cui ci scusiamo, ma rende ottimamente l’idea), su questo non ci piove. E non ci riferiamo solo al notissimo Pellegrinaio. Lì dentro, a puro titolo esemplificativo, sono esposte, ormai da diversi anni, le statue originali di Jacopo della Quercia che ornavano la Fonte Gaia, e più di recente è stato allestito un piccolo ma assai interessante “Museo della Città” nei suggestivi, già di per sé, cunicoli attigui al Museo Archeologico. Sconosciuto ai più (alzi la mano quel Senese che ne conosca l’esistenza), ha il pregio di far coesistere dignitosamente l’esposizione classica di reperti con ottimi contenuti multimediali (sintesi che a nostro avviso dovrebbe essere realizzata anche nel caso in cui un giorno, dopo tanti finanziamenti spesi, si arrivasse ad inaugurare un “Museo del Palio”), e il difetto di aver sviluppato l’evoluzione storica solo di una parte del tessuto urbano e per un periodo limitato di tempo, di fatto solo fino al Duecento. Purtroppo questa meritoria esperienza fu bruscamente interrotta per carenza di finanziamenti. Erano spesi male un po’ di soldi della Capitale della Cultura per proseguire il lavoro elaborato dal nostro Ateneo, invece di distribuirli a pioggia? 
Fa rabbia vedere che oggi, nel silenzio generale, un docente coinvolto a suo tempo nel progetto abbia pubblicato sul proprio profilo facebook una sorta di libro bianco contenente addirittura dieci progetti culturali già elaborati, tra cui il lavoro in parte confluito nel “Museo della Città”, che ha intitolato amaramente “Le occasioni perse di una città. Siena”. “Materiali per ri-progettare, informazioni e idee che rischiano di scomparire”, le definisce, chiosando alla fine: “la rinascita deve partire da una valorizzazione fondata imprescindibilmente sulla conoscenza prodotta dalla ricerca”. Parole sante, ma come abbiamo già avuto modo di dire, le nostre due Università sono state incredibilmente “dimenticate” nello stilare il bidbook (a proposito: che fine ha fatto? E il piano B?). 
Ma questa frase ispira anche un'altra riflessione con cui vogliamo concludere il pezzo, che costituisce l'ennesimo punctum dolens per la nostra Amministrazione: in tutte le sue scelte sembra confondere, mescolare la cultura, e la produzione della stessa in tutte le sue innumerevoli sfaccettature, con il mero intrattenimento. 
Per noi, invece, si tratta di due cose diverse, che solo talora possono andare di pari passo. Entrambe auspicabili, per carità, ma da gestire in modo separato, con azioni e attori differenti, non da mettere dentro uno stesso, unico calderone. Saremo pure maliziosi, ma non sarà che questo viene fatto per poter affermare, con grande sicumera e la giusta dose di prosopopea, che questa Amministrazione, dopo aver messo in campo uno sforzo enorme sul fronte culturale e turistico, aver proposto tante iniziative ed eventi pubblici, essere stata promotrice di un continuo e rinnovato rapporto con l’associazionismo socio-culturale, locale e non, in modo da concedere spazio anche alla progettualità degli operatori privati, è riuscita a mettere al centro dell'azione di governo la cultura, ad arricchire la città, ad andare nella giusta direzione per centrare il suo rilancio economico? Magari adducendo i dati delle presenze turistiche in aumento o lanciando hashtag fantasiosi. Evadendo, però, quesiti del tipo: ma tutta questa gente stravaccata in piazza o a zonzo per il centro storico, apparentemente senza meta, è la conseguenza di un solido, reale, innovativo e concreto progetto culturale per Siena? Il turismo di massa ha un nesso ed è conciliabile con quest’ultimo? E infine: i nostri amministratori potrebbero spiegare dettagliatamente quali sono almeno le linee-guida di questo progetto culturale che dovrebbe far crescere Siena e possibilmente dare anche un po' di lavoro? Scusandoci per la domanda, attendiamo fiduciosi la risposta.

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