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venerdì 29 gennaio 2016

Quando la Robur non ci sarà più

Non è facile vivere d’inverno. Le giornate sono corte, fa freddo e spesso piove. Se potessi, scapperei in qualche posto caldo, dove la temperatura non scende mai sotto i 20° e di notte tira un simpatico vento da sud.




L’inverno è opprimente, gela le mani e toglie le certezze. I bambini non possono scendere per strada, il gatto sonnecchia davanti al termosifone e le signore vanno dal parrucchiere una volta in più, ma solo per sentirsi meno sole. D’inverno penso spesso all’estate ma d’estate non penso mai all’inverno.
L’unica cosa buona di questo periodo sono le partite della Robur, che ci tengono occupati tutta la settimana, con chiacchiere da bar (tante), pensieri alla rinfusa scritti su tovaglioli di carta virtuali (troppi) e giocate da applausi (molto poche). Ad ogni fine settimana una storia nuova da vivere, un pezzettino di vita da raccontare, un rito da ripetere. Ognuno con le sue scaramanzie, con i suoi tempi e con i suoi modi. Ma se un giorno tutto questo finisse, cambierebbe parecchio la nostra vita?
Quando la Robur non ci sarà più, la domenica assomiglierà al lunedì. Le ore del fine settimana si alterneranno lente e tra un pasto ed un altro non vedremo l’ora che arrivi la notte. C’inventeremo hobby strani e passatempi originali e magari rispolvereremo passioni sopite da anni. Prepareremo maratone e arriveremo in bici fino a Montalcino. Per strada ci troveremo nuovi amici da invitare a pranzo, con i quali stapperemo bottiglie di vino pregiato e parleremo di piste ciclabili e cardiofrequenzimetri. Dopo il caffè scenderemo a portare l’immondizia al cassonetto, ma senza fretta. Lungo il marciapiede ci soffermeremo a guardare gli annunci mortuari e non trovando il nostro nome, capiremo di essere ancora vivi.
Quando la Robur non ci sarà più, avremo l’auto sempre pulita, le gomme gonfie e un arbremagique al sapore di noia montato sul cruscotto. Faremo amicizia con i vicini e magari ci scambieremo piaceri. Assaggeremo la loro grappa distillata in garage e la troveremo “piacevole”. Di nascosto dal partner controlloremo spesso il display del telefono e ci faremo mille domande nell’attesa di vedere il baffo di What’s App diventare celeste. Guardando il telegionarle, sarà più facile prendersela con il governo. Ci appassioneremo alle serie televisive americane e leggendo le istruzioni della macchinetta del caffè a cialde e capiremo finalmente perché viene freddo. Violenteremo il telecomando della tv, in cerca di qualcosa che non c’è. Ascolteremo vecchi pezzi blues con gli auricolari del telefono, mentre nuvole cariche di pioggia si addenseranno all’orizzonte. Il profumo dell’aria subito prima del temporale ci sembrerà strano.
Quando la Robur non ci sarà più, accetteremo di accompagnare chiunque all’outlet, ma sarà impegnativo aspettare davanti ai camerini, tra commesse nervose e bimbetti agitati. Fuori dai cinema litigheremo con i ragazzi della Lautari in circa di firme contro la droga; odieremo la loro insistenza, ma sarà un modo diverso di impegnare trenta secondi. Ci saranno nipoti da crescere e litigi da sistemare. Quadri di tramonti sul mare da spostare e mensole da attaccare con trapani nuovi ancora da rinnovare. Controllando i cassetti del comodino, troveremo vecchi sogni polverosi accanto ad una pila di lettere ingiallite. L’odore della carta indurita dal tempo rievocherà emozioni sopite da secoli. Una calligrafia rotonda, nera e corsiva, occhieggerà birichina da dentro la busta, aprendo la quale sarà come riaprire una porta chiusa di scatto una notte d’autunno di una vita precedente. La sirena di un’ambulanza distoglierà i nostri pensieri, irrompendo fragorosamente nella tranquilla quiete del nostro quartiere: alzeremo la testa restando in silenzio, ma solo per capire dove si fermerà.
Quando la Robur non ci sarà più, non sarà possibile tornare indietro. Ci proveremo, ma non ci riusciremo. Ci mancherà qualcosa di grande che sentivamo nostro. Non ci saranno trasferte da programmare, macchine da riempire o biglietti da acquistare in prevendita. La parola "stadio" sarà soltanto un brutto sostantivo abbinato all’indicazione Parcheggio. San Prospero non avrà più alcun problema di circolazione ed al mercato in piazza verranno conclusi ottimi affari.
Quando la Robur non ci sarà più, sarà un incubo dal quale non potremo svegliarci. Per paura di addormentarci rimarremo svegli tutta la notte, ascoltando il tarlo nell’armadio, che incurante di tutto, continuerà il suo lavoro.


Prato – Siena: vivi e combattivi. Per la dignità del presente e per il rispetto del passato. Niente futuro: esso è un tempo che non possiamo più permetterci. Godiamocela adesso la Robur, domani potrebbe essere un ricordo.


Tutti uniti insieme avanzeremo.



Mirko

4 commenti:

  1. Per un triste anziano come me amante della Robur ... le tue parole tipo "dolore caldo" sono un invito all'eutanasia ...
    Andrea

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    1. Bella roba! Si tratterebbe del primo caso al mondo di morte indotta da un blog

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  2. Pensare che invece 'l'estate da noi non è mica un periodo felice,che il caldo ti toglie la pace,la polvere copre ogni cosa.'

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  3. Daniele Silvestri, Autostrada!
    la fece qualche anno in fortezza: mentre cantava mi pareva di essere tornato bambino, quando babbo e mamma lavoravano e io stavo dai nonni.

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