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venerdì 22 aprile 2016

I deliri del Vin Santo

"Ragazzi, ma per voi Renato Zero è più David Bowie o Elton John?". 


La domanda arriva inaspettata, sul finire di una cena tra amici che ha tutta l’impressione di essere una rimpatriata tra vecchi ergastolani evasi di galera. Lo spirito è sempre quello dei giorni migliori (se mai ci sono stati), ma le tante rughe a contorno degli occhi ed i capelli radi purtroppo non mentono. Il ristoratore, ancora sorpreso di rivedere quei quattro seduti tutti insieme ad uno dei suoi tavoli, intuendo la piega che potrebbe prendere la conversazione, decide di intervenire. Tanto la serata sta finendo e domani sarà giorno di chiusura. 
"Fermi tutti! C’è solo un modo per rispondere a questa domanda", afferma con l’espressione di uno che la sa lunghissima, sparendo dietro la porta della cucina, per riapparire dopo qualche secondo armato di cantuccini, bicchieri e un bottiglione di vinsanto colmo fino al tappo. Il locale si sta piano piano svuotando, mentre la sera diventa notte. Una coppia chiede il conto, un signore aspetta la sua dama controllando distrattamente il telefono e due ragazze parlano di lavoro e di quanto stronzo sia il loro capo. L’oste appoggia la bottiglia al centro del tavolo, accanto al vassoio di biscotti e, dopo aver portato via i piatti sporchi, distribuisce i bicchieri. Rigirando una sedia, irrompe nella conversazione sedendosi con i gomiti appoggiati allo schienale. Con un movimento degno della finale nazionale di nuoto sincronizzato, tutti e quattro i commensali silenziano i cellulari e a turno si riempiono i bicchieri. Hanno la sensazione che sarà un lungo dopo cena e forse domani faranno un po’ di fatica per alzarsi da letto; ma ne varrà la pena. Il liquido ambrato, dolce e alcolico, pulisce la bocca dai ricordi salati della pizza, infondendo una piacevole sensazione di euforico calore che dallo stomaco arriva velocemente al cervello. 
"Dai su, Elton John mi ha sempre fatto ridere con quei ditoni corti e tozzi, solo per rispetto per Renato direi David Bowie", esclama il più veloce, un ragazzone magro dalla pelle scura. Silenzio generale, interrotto soltanto dal rumore delle mascelle che sgranocchiano la nocciola dei dolcetti o dal vetro dei bicchieri che cozza sulla tavola. 
Poi lo stesso continua: "A proposito di inglesi, ma vi ricordate quando si raccontava alle straniere che cantuccino si traduce “Small Corner”?". 
I peli della braccia si drizzano immediatamente: "Zitto, zitto, mi fai venire il ciccio di pollo", dice quello pelato seduto con le spalle rivolte verso all’ingresso, togliendosi con il tovagliolo le briciole rimaste appiccicate agli angoli della bocca. 
"Oh, ne avessimo trombata mai una!", fa l’altro di rimando. "Con quante ne passavano, a essere boni ci sarebbe stato da fare proprio un bel lavoro. Invece niente! Nemmeno pagando ci riusciva. Ma poi scusate, con cosa avremmo pagato mai, che manco a Natale si vedeva un foglio da 50.000 lire?". 
Silenzio. 
"Comunque meglio così, perché secondo me a uno ricco morire fa più paura che a uno povero", afferma convinto il capotavola, accarezzando la tovaglia come a volerla spianare. 
"Cazzo dici!", fa di rimando lo scuro, "Morire fa paura a tutti!".
"E invece secondo me ha ragione!", lo contravviene l’oste. Tutti lo guardano dubbiosi. "Se non hai niente di tuo e ti ritrovi povero in canna, solo e senza nessuno che venga mai a trovarti, non lo senti mica il bisogno di restare attaccato alla vita. E allora ti lasci andare. Al contrario, a uno gonfio di soldi sai come gli girano le palle quando si accorge che sta per diventare il più ricco del cimitero?". 
"Ma te sei diventato così profondo invecchiando?", lo schernisce quello che era in disaccordo. 
"Zitto, fallo continuare", lo interrompe il quarto, che fino ad allora era rimasto in silenzio. 
E il cameriere riprende: "È come quando c’hai una moglie brutta! Fai di tutto per stare fuori casa e se ti fa i corni manco t’arrabbi". 
Tutti si girano a guardare quello taciturno, che sentendosi gli occhi puntati addosso prova a difendersi: "Cazzo avete da guardare?" e irritato si alza per andare in bagno. 
Durante la sua assenza i tre amici rivolgendosi al ristoratore bisbigliano: "Noi glielo avevamo detto di non prenderla quella là. Sarà stata anche ricca sfondata, ma a parte il fatto che è antipatica come il puzzo dei piedi, non si può guardare. Sembra la brutta copia di Maleficent travestita da boss artiglio. E in più lo cornifica anche, la zoccola!". 
Nemmeno il tempo di finire la frase tra le risate di tutti, che il ritorno del quarto commensale fa scivolare la tavolata nel silenzio: "Finito di sparlare?", fa lui, nascondendo a fatica un sorriso dietro al pizzetto color sale e pepe. 
Si guardano tutti quanti, felici di essere lì, insieme, a porsi domande senza risposta, come ai tempi del bar, quando era facile iniziare a parlare all’ora dell’aperitivo e finire la mattina successiva davanti ad un cappuccino. 
"Io ho sempre preferito la Robur alle donne", afferma sicuro il pelato. 
"E infatti non l’hai mai vista in vita tua", risponde rapido l’oste.
"Unn'è vero, scemo", fa lui leggermente impermalito. "Ho avuto le mie storie, soltanto che non mi è mai andato di impegnarmi seriamente. E poi per 15 anni la Robur è stata molto meglio di un orgasmo".
Mentre le menti di tutti ripercorrono l’epopea d’oro del calcio nostrano, il tipo taciturno butta là: "Certo, se si falliva prima di andare in serie B, forse era meglio". 
L’atmosfera si fa di colpo pesante: come se avesse appena rivelato l’ubicazione del Santo Graal, tutti i commensali si girano a fissarlo. "Ma va' a cacare!", sbotta il capotavola, versandosi nel bicchiere le ultime gocce di vino. "Cosa dici?".
Ma lui serio continua: "Datemi retta, è così. Pensaci bene: a uno ricco fa più paura di morire che a uno povero, no? L’avete detto voi cinque minuti fa".
"No, veramente l’ha detto lui", fa il pelato, indicando con la testa quello a capotavola. 
"Sì, è uguale, dai". Poi continua: "E uno con la moglie bella ha sempre più paura a lasciarla da sola di uno che sta con un tegame, vero?".
"E quindi?", chiedono in coro tutti gli altri. 
"E quindi sono convinto che se fossimo falliti dopo quel Siena – Saronno, senza conoscere la serie B, De Luca, la serie A, il Milan, Cozza e Maccarone, avremo vissuto la nostra vita come sempre. Con il cuore che batteva al minimo, timbrando il cartellino delle emozioni al solo raggiungimento del minimo sindacale, senza strappi nè sussulti. E magari saremo stati felici lo stesso di vincere a Poggibonsi e salire in serie D o in C2. Ma ricordatevi che cadendo da lassù, c’abbiamo sformato parecchio di più. Se potessi tornare indietro, vorrei non vincerla quella maledetta C1!". 
Gli altri lo guardano increduli e prima di alzarsi in piedi esclamano: "Ecco, la cazzata l’hai detta. Ora va a pagare il conto!!!".

Siena – Savona: questa volta che facciamo? Regaliamo tre punti anche a loro o tiriamo a vincere? Fate un po’ come volete, tanto il giudizio complessivo difficilmente cambierà.


Tutti uniti insieme avanzeremo!


Mirko

4 commenti:

  1. Mirko, ma te che hai studiato? .... non ti conosoco (credo..), ma spero che come minimo tu sia un dirigente di azienda, un primario ospedaliero, un .. alto prelato, (un politico sicuramente non lo sei..), insomma uno di quelli che con la sua persona "lascia" sicuramente qualcosa di positivo a questa triste umanità... (Franz)

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  2. Massì... Ho fatto enologia a Scacciapensieri e mi guadagno da vivere come "infermiere" del vino. No, temo di non conoscerti.
    Grazie davvero Franz!
    Mirko

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    Risposte
    1. Sicuramente, Mirko sta lasciando qualcosa di importante per l'umanità con i suoi interventi su Wiatutti

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  3. Concordo con almutanabbi... e mi piace confermare che "[...] tanto il giudizio complessivo difficilmente cambierà".
    Grazie "infermiere del vino" (anche per il vino che curi e che sicuramente da qualche parte avrò bevuto)

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