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martedì 31 maggio 2016

Ricciarelli e fisica quantistica

Anzitutto una constatazione: ma quanto saranno boni i ricciarelli?
Eh già, la pasticceria senese... una vera e propria Eccellenza del nostro territorio, con una storia talmente particolare che taluni ci hanno scritto volumi e saggi. Ma lo sapete come sono fatti i ricciarelli?
Interrompiamo per un momento il flusso di pensiero ricciarellato ed apriamo una parentesi scientifica.
Da circa trenta anni, nel mondo della fisica - cioè quello che dovrebbe aiutarci a capire come funziona la realtà in cui viviamo - molti scienziati hanno iniziato ad ipotizzare un universo in forma olografica, che ci direbbe in parole povere che la realtà che percepiamo sia bidimensionale proprio come in un ologramma!
Azz... e che è un ologramma?
Gli ologrammi sono superfici bidimensionali, che tuttavia danno ai nostri occhi l'illusione della profondità. In pratica, volendo semplificare al massimo, quando guardate il monitor del vostro computer, o uno schermo televisivo, vedete un mondo che ci appare tridimensionale. Tuttavia, questa è solo un'illusione: ciò che vediamo realmente sono solo le due dimensioni dello schermo.
Una caratteristica peculiare degli ologrammi è quella di contenere, in ogni sua parte, l'intera informazione: tagliando in due parti l'ologramma, entrambe mostreranno sempre l'oggetto per intero.
Torniamo ora ai nostri ricciarelli, fra l'altro fra i primissimi dolci italiani ad ottenere la certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta), che trova pertinente spiegazione sul sito www.coripanf.org.
Tutti noi sappiamo che la base della ricetta consiste nella pasta di mandorle; e se non ci credete, vi metto, fra gli ingredienti di quella di Artusi:  
200 gr di mandorle pelate
20 gr di mandorle amare.

Ordunque, a Siena i ricciarelli sono venduti in tutti i negozi di alimentari, più o meno buoni, più o meno a produzione artigianale o industriale.
C'è in particolare un famoso rivenditore, proprio in una delle vie principali del nostro borgo, che propone le squisitezze senesi, propagandandole, giustamente, come eccellenze del territorio. Questo bel negozio, dato in gestione da gente nostrale a gente non nostrale, vende anche i ricciarelli. Bene, sapete su che base sono eseguiti? Non su pasta di mandorle (evidentemente troppo costosa), ma su impasto di armelline, seme interno del nocciolo dell'albicocca, dal gusto simile alle mandorle o succedane.
"E vabbè, sai che problema!", diranno i lettori wtuttisti.
Eh sì che c'è un problema! Vendiamo il nostro territorio, vendiamo cibo, vendiamo qualità, vendiamo salute. Per cui, almeno sui pilastri della tradizione, direi che sarebbe importante mantenere lo stato dell'arte così come è stato tramandato e come si dovrebbe fare secondo standard. Sarebbe cioè bellissimo se un po' tutti seguissero le regole del marchio IGP, sebbene, chiaramente, chi non lo vuol fare sia liberissimo di scegliere altre strade.
"E che ci incastra tutto questo pippone con gli ologrammi?", chiederete adesso. Ricordatevi: dividendolo a metà, ritorna sempre la figura dell'intero ologramma. L'esempio del ricciarello è una parte dell'informazione, identica all'informazione generale: rischiamo di star vendendo un'illusione e lo facciamo fare - con tanto di delega - a persone che non sono del nostro territorio e che pertanto, come minimo, non sanno.
Ecco, ora astraetevi e, dall'esempio, del ricciarello, andate oltre... Vedete che il concetto dell'ologramma torna?

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