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venerdì 17 febbraio 2017

La mattina dopo

Ovvia, ci risiamo.
Zitti zitti e senza saper né legge' né scrive', anche per questa settimana siamo giunti alla fine e finalmente, dopo San Remo, ci siamo lasciati alle spalle anche San Valentino.
Tuttavia credo che per le canzoni e l’amore ci sia sempre tempo: la primavera è alle porte, gli ormoni si rimettono finalmente in gioco e i The Cure cantano "Friday I’m in Love". Per le ragazze è giunta l’ora di radersi i peli sulle gambe, cresciuti come radicchio rosso durante i lunghi mesi invernali, e di guardare al futuro con rinnovato ottimismo. I ragazzi invece la smettano pure di sorridere e si provino invece i panni dello scorso anno, perchè forse non gli entreranno più. E la colpa non sarà certo dei panni. Che bella cosa però perdersi negli occhi di una ragazza innamorata, con il cuore ebbro di felicità... Ah, come sono romantico.
A mio modo di vedere, tuttavia, l’amore ai tempi del Trani è piuttosto diverso da quello che nella storia poeti e scrittori ci hanno fatto conoscere, propinandoci lunghe e noiose nenie da imparare a memoria per la maligna perversione di un qualche docente di lettere, per poi arrivare a 40 anni e scoprire che di “A Silvia” rammentiamo a mala pena i primi due versi, mentre della sigla di "Pollon e gli dei dell’Olimpo" ricordiamo perfettamente tutte le parole.
Nel 2017 sono sempre più convinto che l’amore possa dividersi in due grandi categorie, distinte e non connesse fra di loro. La prima è quella definibile con “abbiamo tutti dentro una periferia, una ragazza, un plaid, una domenica” dove il sentimento nobile e puro regna sovrano, il cuore batte all’unisono, la faccia di lei campeggia sul display del telefono e le immagini dei pensieri appaiono sempre un po’ meno impietose delle fotografie (chissà perché poi, manco fossimo attori di pubblicità, nei ricordi siamo sempre tutti giovani e belli). Categoria irreale, noiosa e destinata a finire, come la passione dopo i primi tre mesi di convivenza. La seconda invece - e qui mi cade l’asino, lo so - è quella catalogabile sotto la voce “E a volte becchi una in discoteca, la rivedi la mattina e ti sembra una strega”. Naturalmente il mio pensiero non ambisce allo scomodo giudizio di ragionamento maschilista sciovinista e per dimostrarvelo aggiungerò che tale categoria, essendo democratica ortodossa quasi ai limiti dell’ecumenismo, non conosce limiti né barriere: essa di fatto va bene per adulti e ragazzi (non tanto piccoli però, diciamo maggiorenni), ricchi e poveri e soprattutto per uomini e donne, senza distinzione alcuna di sesso, aspetto fisico o religione. La suddetta categoria, altresì definita quella de “la mattina dopo” è quel contenitore immaginario che raccoglie tutte l’emozioni provate dagli esseri umani al loro risveglio, quando dopo una notte di bagordi si ritrovano a giacere in un letto sconosciuto accanto ad una persona mai vista prima, che non assomiglia minimamente a quella conosciuta la sera precedente. A volte la tattica di sgattaiolare fuori prima di colazione si rileva vincente. Ci si alza si soppiatto vestendosi a caso e si infila velocemente la porta di uscita, senza nemmeno passare dal bagno. Con la drammatica conseguenza, per i ragazzi, di portarsi appresso ben piantato fra le gambe quel coso duro e scomodo che non ne vuole sapere di rimanere confinato dentro ai jeans. Altre volte il proprietario del letto fa finta di dormire fin quando l’altro, immerso in quello strano e imbarazzante silenzio che da sempre avvolge il “dopo”, non chiude la porta e sparisce per sempre. Altre ancora il destino bastardo vuole che i primi raggi del sole sveglino contemporaneamente entrambi. In quel caso, capire di aver passato la notte con un qualcuno che in lucidità ed in tempi non sospetti non avresti toccato nemmeno con la canna da pesca, diventa difficile da accettare, come perdere 5 a 1 in casa contro la Fiorentina. Ed evitare di farglielo capire non migliorerà certo la situazione. Se gli amori della prima categoria hanno una qualche minima percentuale di sopravvivere all’estate, i secondi muoiono lì, istantaneamente, come il 99.9% degli spermatozoi che non riescono a fecondare l’ovulo.
In tutto ciò però, il calcio dove lo mettiamo? O meglio, il Siena che c’entra? C’entra fidatevi, eccome se c’entra. C’entra perché addormentarsi dopo aver vinto 2 a 0 contro l’Inter a San Siro (e avergliene rifilate 3 in casa durante il girone di ritorno) e svegliarsi la mattina dopo sul risultato di 1 a 0 per il Villabiagio, secondo me è esattamente un caso da seconda categoria. Se poi penso a tutto quello che è successo dopo la Serie D, la sensazione di aver passato la notte accanto ad un mostro che solo la sera prima sembrava Laura Chiatti non solo si amplifica, ma addirittura prende forma e diventa reale. Perché la Robur, con quel mostro conosciuto per caso un’afosa notte di estate del 2014, non solo c’ha passato una notte, ma addirittura ci s’è messa insieme. E forse, di questo passo, ci metterà su famiglia, regalando ai tifosi stagioni mediocri, fatte di sogni abbozzati e desideri repressi. Durante le quali sarà più facile ricordare il passato (vedi il filmato cronicamente riproposto a casaccio durante l’intervallo delle partite in casa), che parlare di presente o progettare il futuro.
Andiamo a Pistoia con lo stesso morale dei bambini al primo giorno di scuola, sempre più convinti di doverci far bastare quel che abbiamo, perché altro non c’è. Perdendo continuamente di vista il vero obiettivo e scannandoci fra di noi. Come topi affamati nella stiva di un veliero. Secondo me meritiamo di più delle misere briciole che da qualche tempo stiamo ricevendo come compenso per la nostra passione.

Pistoiese – Siena: basta dare un occhio alla classifica per intuire il livello di entusiasmo che si potrà respirare domenica prossima sopra al Melani. Per quel che ci riguarda, noi dovremo soltanto tirare a vincere, in modo da allontanarci per sempre dalle sabbie mobili e chiudere velocemente quest’annata, che, come per i vini scadenti, non sarà certo da ricordare. Essendo a febbraio, ci sarebbe tutto il tempo per cominciare a pianificare con calma la prossima stagione, magari sottotraccia o a fari spenti. Spero proprio che il silenzio della società significhi questo. Perché anche per i progetti a lunga scadenza, prima o poi arriva “l’ultimo giorno”.

Tutti uniti insieme avanzeremo.


Mirko

2 commenti:

  1. Ho sentito dire che Anna Durio è intenzionata a comprare un terreno di proprietà della polisportiva Mens Sana per farci i campi d'allenamento della Robur . O forse ci vuol costruire il centro sportivo , o forse la foresteria per i ragazzi delle giovanili , forse ha cambiato idea e ci costruisce una lavanderia . Sembra che abbia ricambiato idea e ci costruisca una piscina . No no aspetta ha riricambiato idea e ci costruisce i campi d'allenemento . Dai basta aspettare , questa è gente con le idee chiare....

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  2. Toglietemi tutto ma non "Sqirt'Anna"(+ transonnipresentealseguito).

    El Cinico "ennammorado".

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