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venerdì 24 marzo 2017

Il maggiolino giallo

La mattina in cui capirò di essere felice, mi comprerò un grosso maggiolone giallo. Di quelli lenti e rumorosi. Possibilmente vecchio, possibilmente cabrio.
Guardandomi allo specchio, riconoscerò l’uomo imprigionato nel riflesso e finalmente capirò cosa farne della vita. Come se il presente non avesse mai avuto un passato, darò tre mandate al portone ed in silenzio me andrò. Senza salutare, né tantomeno controllare la buca delle lettere. Immaginarla colma di fatture e bollette scadute sarà un buon modo per ricordare casa.

Partirò di buon ora, mentre gli uccellini cantano nell’aria pulita del mattino e polvere e umidità si litigano il mio parabrezza. Guidando per strade secondarie, strette, storte e abitate da trattori, capirò di non dover mai più combattere con il tempo imprigionato dentro l’orologio, poiché esso non sarà più un ostacolo, ma un compagno di viaggio fedele, da coccolare spesso senza sprecarlo mai. Tra case e colline, anche i vigili col ‘velox’ mi rimarranno simpatici. Nell’andare incontro ad un futuro selvaggio, prometterò a me stesso di cercare di educarlo con la mia nuova felicità. Nel mettere le mie cose in valigia, tra un buon libro, l’i-pod e una bottiglia di Brunello del 2006, starò bene attento a lasciare un po’ di spazio anche per te.
Passerò a prenderti di buon mattino, senza avvertirti. Irromperò improvvisamente nella quiete della tua giornata libera, in modo da potermi gustare il momento in cui i tuoi occhi incontreranno i miei. Ti guarderò affacciarti dalla terrazza, con i capelli struffati e la tuta di casa. E tu, fissandomi al lungo, appoggerai i gomiti alla ringhiera e strappando un filo di erba dal vaso dei gerani attenderai lo sbiadire del rossore sulle guance. Che defluendo verso il basso, lascerà due piccole fossette ai lati della bocca. Scuoterai la testa, mentre una finissima collana di lacrime trasparenti ti attraverserà la faccia dall’alto verso il basso; poi richiuderai la finestra. E dopo avermi mostrato la lingua, chiuderai anche con la tua vecchia vita.
Partiremo in silenzio, come due anziani innamorati che non hanno più niente da dire. Ma sarà il battito del cuore a parlare per noi. Dopo un po’ mi parlerai di te e della tua vita, io ti ascolterò in silenzio, tenendoti una mano sul ginocchio. Per una volta, non ci saranno telefoni a interromperti. Arrivati in fronte mare, piegheremo verso nord. Lasciarci l’Elba alle spalle senza rivederla sarà come incastrare un altro mattone nel muro col passato. Stretti fra spiagge e montagne, arriveremo a Carrara e ripenseremo a quella volta in cui ci andammo a vedere la Robur, ai tempi della Lega Pro. Fermi nel traffico, litigheremo sul risultato finale: per me si vinse noi, per te no. Ma poi scoppieremo a ridere, ripensando a quanto quei tempi adesso ci sembrano lontani. Fermi alla stazione di servizio, ci chiederemo ancora una volta perché sulle tastiere dei computer la A e la Z sono così vicine, mentre un signore abbronzato ci controlla il livello dell’olio. Tu mi rimprovererai di non capirci niente coi motori e io ti citerò Battisti. Coi finestrini spalancati, canteremo le canzoni di Sanremo senza pagare la SIAE, stonando tutte le note alte. La gente ferma sui marciapiedi ci guarderà senza capire. Qualcuno scuoterà la testa, altri sputeranno per terra. Soltanto i vecchi rideranno felici, riconoscendo in noi quell’amore devastante, perduto tanti anni prima. Seguendo il pulmino giallo della scuola, saluteremo una bimba bionda con le trecce ed i nastri verdi, seduta nell’ultima fila. Che incuriosita ricambierà il saluto agitando la mano destra. Senza guardarci indietro, verremo colpiti dallo stesso pensiero.
Seduti al tavolino di un ristorante, parleremo di noi, mentre la televisione trasmetterà un posticipo serale: la Robur sarà di nuovo in Serie A. Io farò finta di ascoltare le tue parole, ma con la mente sarò altrove. Mangeremo del pesce servito da un cameriere balbuziente in camicia bianca, i cui capelli riccioli ed il naso adunco lo faranno somigliare al ‘gobbo di picche’. Seria, proverai a disegnarlo con una bic blu sul tovagliolo e vestendolo con pantaloni a quadri e maglietta fiori mi domanderai: "Chissà dov’è adesso la sua regina di cuori". Senza risponderti, io capirò di aver trovato la mia. E senza aspettare che la malinconia possa invadere i nostri cuori, ti bacerò a lungo sulle labbra. Il tuo alito saprà di vino rosato, di fiori di campo, di fatica e di vento di mare. Io mi perderò nel tuo profumo, sprofondando nell’abisso di un qualcosa che non c’era. C’immagineremo in sella ad un bicicletta nel nord della Galizia, con l’oceano che sbatte sulle rocce la violenza delle onde. Oppure a piedi lungo una strada polverosa del Sud della Francia, persi tra posti che sanno di Maremma. Ci sembrerà di essere in un vecchio film di Vincent Cassel, mentre chiederemo informazioni ad un anziano signore dallo sguardo acquoso e dall’udito incerto. Attraverseremo il Belgio senza paura dell’ISIS, capendo che l’amore è più forte della paura. Decideremo di non tornare più a casa, nemmeno quando Siena comincerà a mancarci. Impediremo al mondo esterno di entrare nel nostro: "La guerra dei mondi" per noi rimarrà soltanto un titolo di un libro letto da ragazzi. Quando la notte avremo paura sarà sufficiente prenderci per mano. Vicini, guardando il cielo aspetteremo la pioggia come un vignaiolo aspetta la vendemmia. In primavera, acquisterò ciliegie carissime da un baracchino sulla via per Amsterdam, ignorando che in realtà provengono dalla Turchia. Oltrepassato il confine sarà uno spasso far finta di leggere i giornali in tedesco, mentre tu scatti foto ai passanti. Consultando il "Der Spiegel", cercheremo notizie sulla Robur e ci arrabbieremo con il barista calabrese per la qualità del cappuccino. In Danimarca festeggeremo i nostri compleanni due volte a settimana, per rimediare a tutte quelle volte in cui l’abbiamo passati da soli. Assaggeremo birra dai produttori austriaci. Ne berremo così tanta che dopo non sarà possibile fare l’amore. Ci addormenteremo sbronzi, abbracciati l’uno all’altro, dopo averci sussurrato nelle orecchie qualcosa di incomprensibile.
Al mattino ci risveglieremo. Lontani. Con la sensazione di vuoto dentro allo stomaco, che solo un sogno terribilmente reale sa lasciare. Cercandoci nella metà del letto fredda e deserta, capiremo di essere tornati alla solita vita di sempre. Fatta di sveglie, code al semaforo e Siena in Serie C.

Carrarese – Siena: portiamo a casa questi tre punti e chiudiamo il discorso play-out. Dare continuità alla vittoria di domenica scorsa non sarebbe affatto male, anche perché l’anno scorso da Carrara non uscimmo proprio benissimo. Avanti Robur, che è già primavera! Non lasciamo, anzi, per una volta, raddoppiamo!

Tutti insieme uniti avanzeremo!


Mirko

3 commenti:

  1. Con una bottiglia di Brunello ci presi una sbornia in solitudine apocalittica,dopo ho praticamente perso la memoria (ed i sensi) e in parte è stato un bene. Poi ,per tanto tempo, ho cercato di ricordare il nome su quell'etichetta chiara,ho deciso ci fosse scritto 'Capanna' ma probabilmente non ne avrò mai la certezza! E quindi? No,nulla,è che mi è tornato in mente. Mi era tornato in mente due estati fa,alla Fortezza a Montalcino durante un concerto di Cammariere...ed oggi. Come accostamento direi sia lusinghiero. Come disse qualcuno che consideravo quasi un fratello:' il giorno più bello della mia vita? è stato il mio ultimo giorno da bambino'. Vino libri e musica..e buonanotte. Nina

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    1. Wow... Dai "Pensieri di Nessuno" a Cammariere, passando per la Fortezza di Montalcino. Niente male come accostamenti. Come i pinci col Brunello, direi.
      Vini libri e musica e due chiacchiere a metà pomeriggio, mentre sul mare soffia un vento di maestrale e due bambine si rincorrono sul bagnoasciuga.
      Mirko

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  2. Vino,libri,buona musica e...passsssssera!!

    El Cinico(di ritorno dall'Isola di Schicchi).

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