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venerdì 16 giugno 2017

NO CETA

E mentre in Itaglia i partiti politici si scannavano sulla legge elettorale e gli elettori (quando?) se ne stavano a discutere di migranti, temperature record e chi più ne ha più ne metta, zitti zitti si facevano enormi passi avanti per l'approvazione di un accordo nella sostanza disastroso per il popolo consumatore: il famigerato CETA.
Sì, lo so... Lo so che non ve ne importa una sega del CETA. Che ora c'è da parlare di mare, di Palio, di fantini, di vacanze (per chi se le può permettere, chiaramente).
Sì, lo so... Lo so che questo articolo avrà pochissime letture. Che tanto i Problemi sono altri.
Ma insomma, per qualcuno che gradisce avere spunti di approfondimento su un tema che ci tocca tutti da vicino, due o tre cosine le scriverei volentieri.
Dicesi CETA l'Accordo Economico e Commerciale fra Unione Europea e Canada. Approvato il 30 ottobre dal Parlamento Europeo e fortissimamente spinto dal rettiliano Trudeau, rappresenta il cosiddetto Piano B delle multinazionali USA per fare i cazzi propri in Europa dopo la sollevazione contro il più famoso TTIP, mai entrato in vigore.
Il 29 maggio, alla zittona, il Governo PDino approva il disegno di legge che porterà alla ratificazione in Parlamento, con presumibili contrari solo Lega e M5S. Tutti gli altri a favore!
Se andaste a farvi un giro sul sito della Commissione Europea, uscireste fra tripudi di bandiere festanti: accidenti, quanto è bello questo CETA! Niente più dazi doganali, possibilità per le imprese europee di lavoro facile in Canada, facilitazione di movimento di persone e di beni, fine degli impedimenti di libera circolazione degli stessi.
Fra le clausole, però, si trovano alcune belle sorprese.
Le multinazionali americane (assai presenti in territorio canadese) avrebbero ad esempio la possibilità di citare in giudizio presso tribunali internazionali privati altri interlocutori, come ad esempio uno Stato sovrano, servendosi della clausola ICS (Investor Court System - Sistema giudiziario arbitrale per la difesa degli investimenti). In parole povere, sarebbe assicurato alle multinazionali un privilegio particolare che arriverebbe a minacciare il diritto dei governi di adottare e far rispettare leggi di pubblico interesse qualora tutto ciò andasse a discriminare la possibilità di un loro business. Le dispute avverrebbero dinanzi a tribunali privati, giudicati da consulenti privati (cioè facenti parte dello stesso mondo delle multinazionali). Avete capito bene: Stato versus Multinazionale per questioni di carattere pubblico, con giudizio davanti a tribunali tendenzialmente occupati dalla stesse multinazionali. Su questioni marginali come: servizi pubblici, standard ambientali, norme sulla sicurezza nel posto di lavoro, qualità del prodotto agroalimentare, disciplina del rapporto di lavoro subordinato, politiche ambientali, bandi pubblici ecc ecc.
Scopo finale del trattato: liberalizzare completamente qualsivoglia tipo di merce o servizio, inclusi quelli che teoricamente uno Stato soltanto dovrebbe garantire, e che invece già stanno finendo in mano ai privati come la sanità ed il sistema pensionistico.
Su 47.000 multinazionali americane che operano in territorio europeo, 41.000 possiedono una succursale in Canada. Con un banale stratagemma le multinazionali possono trasferire parte della proprietà in queste filiali, così da potersi appellare di diritto, alla bisogna, perfino al tremendo tribunale privato previsto dal trattato.
Nella neolingua iperliberista tutto ciò vi sarà segnalato sotto il nome di "Deregulation". Wiatutti vi avverte che significa "Prenderlo in culo".
Esempio concreto, in ciò che ci tocca tutti molto da vicino, ovvero l'alimentazione. Il CETA, su migliaia di prodotti di grande eccellenza locale a marchi qualificati (DOP, DOC, IGP, IGT), ne riconosce a malapena 200 (sic!), per il resto sarebbe guerra libera, con una multinazionale che potrebbe contraffare legalmente i marchi e vendere, ad esempio, un tipo di pasta orribile e qualificarlo come "picio senese". Oppure introdurre il libero utilizzo di carne trattata con antibiotici, ormoni della crescita con uso di materiale OGM. Merda pura, insomma.
Mi raccomando, rivotateli. Perché questa è la lampante dimostrazione di come, se non si prendono posizioni decise e nette contro chi si inchina al volere dei Potenti, il danno è comune. Ma di un aspetto godo immensamente: che finalmente, nella devastazione assicurata dall'attuazione di tale tipo di accordo, sarebbero molto colpiti anche coloro i quali da anni sostengono con il loro voto i politici che ci stanno uccidendo e che permettono che tutto ciò sia attivato alle nostre spalle.
Benissimo, accidenti a quelle che vanno di f'ori.



“Nessun centralismo fascista è riuscito a fare ciò che ha fatto il centralismo della civiltà dei consumi. Il fascismo proponeva un modello, reazionario e monumentale, che però restava lettera morta. Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, l’adesione ai modelli imposti dal Centro, è tale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. L’abiura è compiuta. Si può dunque affermare che la “tolleranza” della ideologia edonistica voluta dal nuovo potere, è la peggiore delle repressioni della storia umana”
(P.P. Pasolini, Corriere della Sera, 1973)

3 commenti:

  1. QUESTI SONO I VERI PROBLEMI E LE NOTIZIE CHE ANDREBBERO DIFFUSE !!!
    COMPLIMENTI ALMU ! MA MANDARE L'ARTICOLO IN GIRO PER IL WEB ?

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    1. Mandato. Chi vuole, lo diffonda. Segnalo che comunque sul web ci sono molte associazioni, movimenti e qualche sparutissimo partito politico (es: M5S) che fanno circolare informazioni al riguardo.

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  2. Quello che non riesco a capire: ma possibile che gli stati nazionali rinuncino tanto volentieri ad avere l'ultima parola sui consumi? Ma non girerà mica qualche quattrino con il fine di condizionare qualche politicante? E' solo un'ipotesi, ci mancherebbe altro. Cecco

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