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mercoledì 18 ottobre 2017

The falls

"The Falls" (Le cadute) è un film del 1980 del mio maestro Peter Greenaway. Il film descrive 92 casi (o cadute) di persone, misteriosamente coinvolte in un non ben precisato incidente su scala mondiale, il cui cognome inizia sempre per Fall. A Siena di casi (o cadute) ce n'è stato uno solo. 
Ed è davvero strano come proprio l'azienda (la banca, in questo caso) nella quale la caduta avvenne si sia dimenticata di quanto sia successo ad un proprio dipendente (e che dipendente...) solo quattro anni e mezzo fa. O meglio, pare che si sia dimenticata...
Ci riferiamo alla vomitevole nuova pubblicità di MPSI-Monte dei Paschi dello Stato Itagliano, che ci agevola nel farci capire che il peggio è tutto passato, che della banca ora ci si può fidare, financo che qualcuno ha ormai fatto tesoro degli errori commessi e che mai più saranno reiterati.
Ascoltiamo l'incipit dello spot: "Cadere è la prima cosa che impariamo. La seconda è rialzarci. E lo facciamo perché c'è qualcuno che crede in noi".
I geni della lampada che hanno creato questo macabro slogan fanno riferimento alla J. Walter Thompson Italia, grande ed a volte discussa agenzia pubblicitaria statunitense, che dello spot hanno ipotizzato il "concetto strategico creativo". Bravi, davvero ben riuscito.
Ai più attenti (e, mi permetto di dire, ai più sensibili) la pubblicità ha provocato schifo vero, odore di marcio, repulsione. A me è venuta quasi vergogna a vedere questa palla di fango, vi dico la verità.
Eppure... Eppure mi domando: ma è mai possibile che un creativo non faccia caso a questi sfondoni, a queste - appunto - madornali cadute di stile? E che nessun genio strapagato, nelle stanze di Piazza Salimbeni, non abbia fatto presente che l'incipit fosse totalmente fuori luogo?
Mi pare che su FB il fratello di David Rossi abbia (giustamente) scritto parole di fuoco contro lo spot della banca. E così hanno fatto alcune - non molte - testate giornalistiche (si veda ad esempio un bell'articolo di Francesca Buonfiglioli su "Lettera 43").
Io ormai credo sempre meno alle cose che accadono per caso, oppure ad errori grotteschi, per pura fatalità sempre ripetuti dalle stesse persone, degli stessi enti. Insomma, per dirla alla senese, ho sempre meno voglia di esse' preso pel culo.
Può quindi esistere una comunicazione nascosta in ciò che abbiamo visto nello spot? Siamo di fronte ad un meta-linguaggio che poche persone illuminate devono capire? Debbono le masse rimanere scioccate davanti a questo tipo di linguaggio? Rossi era, come i Fall di Greenaway, destinato a cadere? Lo spot si basa su una qualsiasi legge di cui disconosciamo le ragioni? Esiste un livello simbolico dell'evento che dovremmo conoscere?
Oppure, come a volte narratoci, siamo di fronte a una banda di sprovveduti, che non la finisce mai di stupirci in negativo?
Non so, non so...
In "The Falls", Greenaway seleziona 92 casi per rappresentare un insieme, un mondo a noi sconosciuto. Questi 92 casi sono segnati da un V.U.E. (Violent Unknown Event), inspiegabile ed inspiegato. La realtà non esiste per il regista, esiste solo una rappresentazione della realtà. Un po' come i creativi della Walter Thompson, che hanno bypassato la realtà delle cose terrene. Ecco, diciamo che ci siamo semplicemente ma totalmente stufati di questa rappresentazione della realtà.



"In fin dei conti non importa se poi qualcuno alla fine non si rialza e resta sul selciato di un vicolo in una sera di marzo".
(Francesca Buonfiglioli, "Mps, David Rossi e lo spot fuoriluogo", Lettera43.it, 9.10.2017)

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