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venerdì 17 novembre 2017

Il Dossier Kennedy

Qualche giorno fa un importante evento storico è passato un po' sotto traccia, fra gente impegnata a capire quanto la pelle del rettiliano Berlusconi potesse essere ancora stirata ed altra a scervellarsi su un comunicato simbolico lanciato da un presunto ndranghetista legato ad una famosa banca: la pubblicazione di circa 2.800 file d'archivio americani relativi alla morte di John Fitzgerald Kennedy.
Per primo parla lo storico che è in me.
Roba grossa. Non tanto per i 2.800 documenti pubblicati, quanto per i 300 ancora secretati per volontà di CIA ed FBI, che potrebbero creare "un danno potenzialmente irreversibile" alla (ridicola) sicurezza americana USA, secondo le parole del roscio Trump.
Ad oggi, i file dei National Archives spostano di poco la Verità passata sui libri di storia, sebbene siano portati alla luce interessanti verità accessorie. Come l'avviso dell'FBI alla polizia di Dallas per un probabile attentato ad Oswald, o il timore dell'URSS per un eventuale attacco missilistico americano per problemi di panico e per un golpe dell'ultradestra statunitense, o la conferma di piani per uccidere Castro.
E ora parla invece il politologo che è in me.
Manca ancora la "smoking gun" che faccia propendere l'evidenza per l'una o l'altra ipotesi dibattute da anni: complotto o atto di un singolo squilibrato?
Ma non manca assolutamente un'altra - e forse ben più importante - prova dell'evidenza: fin dal tempo, cioè circa 50 anni fa, la CIA operava con metodi non ortodossi, tecniche di falsificazione e di provocazione che, con tutta probabilità, arrivano fino ai giorni nostri.
Dai documenti difatti si legge come la CIA avesse oltre 40 agenti infiltrati come giornalisti nelle tv e nei quotidiani nazionali. Ma soprattutto che stesse progettando attentati terroristici a Miami con uso di esplosivo al plastico per gettare la colpa su Cuba, in quello che oggi chiameremmo come un caso esplicito di "false flag". 
Insomma, l'uso del terrorismo era consono, secondo i vertici governativi, per il raggiungimento dei propri obiettivi. E per imbonire la pubblica opinione, non si disdegnava di infiltrare il mondo dell'informazione.
Ciò succedeva 50 anni fa, in America...
Meno male che poi tutto è cambiato.

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