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martedì 5 dicembre 2017

Il copia senza incolla

Domenica di inizio dicembre, ma forse le preferivo un lunedì. Arroccato dietro al mio personale muro di cinta (senese), faticosamente costruito durante il lunghissimo e totalmente irresponsabile pranzo in famiglia, aspetto in silenzio un’illuminazione folgorante che possa risolvere il mio triste pomeriggio e accompagnarmi verso cena nel minor tempo possibile.

Cielo azzurro, minuti distratti e ore lente. Se fosse giugno, magari andrei al mare. Il sole raggiunge il suo apice per poi sparire velocemente dietro la linea dell’orizzonte. In lontananza una fila di montagne azzurrine ristringono la visuale, mentre da nord spira un venticello fastidioso che arrossa la pelle delle guance e screpola le labbra. Lungo i marciapiedi, protetta da spessi giacconi colorati, la gente cammina a passo svelto. Non sa dove andare, ma comunque ci prova. Il prossimo che mi confessa di preferire l’inverno all’estate, giuro il Signore che lo schiaccio con la macchina. Dicono che il mondo sia bello perché è vario, tuttavia finché ci sarà gente che ama l’inverno, che acquista la nuova Fiat Tipo o che tifa Fiorentina, credo che l’evoluzione del genere umano avrà ancora ampi margini di miglioramento. Pensare "mi piace l’inverno" equivale a dire "nelle donne guardo le mani". È una cazzata: convincetevene!
Dentro casa il micio sonnecchia beato sul divano, occupando quello che una volta doveva essere stato il mio posto: considerando lo stile di vita che tiene, ho proprio paura che sia l’uomo ad essere il miglior amico del gatto. La domenica di inizio dicembre senza Robur si accavalla sul sabato in maniera scomposta. Arriva, annoia e se va. E io me ne rimango lì, immobile dietro alla grande portafinestra del soggiorno a guardarla andare via, come un migrante di fine secolo che dritto sul molo guardava il piroscafo salpare senza di lui, portandosi via tutti i suoi sogni. Da qualche parte dentro di me un senso di irrisolto pervade il mio animo. 
Se solo ne avessi voglia, avrei tante cose da fare. Magari potrei imparare ad accendere l’asciugatrice, abbandonata da mesi in fondo al garage. E contestualmente potrei far sparire da casa quel brutto stendino arrugginito, dal quale penzolano coppie assortite di fantasmini scuri. L’avere due figli in età adolescenziale nel 2017 crea una situazione devastante: incuranti del freddo, i pargoli si ostinano a gironzolare con gli stinchi mezzi nudi, costringendo la mamma ad acquistare soltanto calzini cortissimi - che almeno non danneggiano l’outfit modaiolo giovanile e la perfetta skyline dei risvoltini - esponendo tuttavia noi poveri genitori, vecchi cimeli di fine anni '70, residuati bellici del tempo che fu, a tutti quei piccoli dispiaceri che l’inverno può dare. A partire dal freddo ai polpacci! Che brutta cosa invecchiare senza quelle belle calze lunghe di una volta. 
Da qualche parte su al nord, a 450 km circa da casa mia, una perturbazione capricciosa ha ricoperto la città di Cuneo di neve bianca, obbligando la Federazione a rimandare la partita del Roburrone a data da destinarsi. 
Girello per la casa stordito. La domenica senza Robur è inutile come il taschino del pigiama. Le parole di una qualche canzone di Coez proveniente dall’appartamento della vicina, che tiene le finestre aperte anche con -20° C, coprono per attimo la televisione... "Tu che sai colmare, tu che sai calmare"... Zapping frenetico per non cedere alla tentazione di sgranocchiare qualcosa: la partita della Robur colma le mie domeniche ed in sua assenza mi sento come un fidanzato appena mollato. O come un bimbetto paffuto, coi i capelli rossi e le lentiggini sul naso, al quale è appena sfuggito di mano il filo del palloncino. Il Natale ha già invaso il piccolo schermo e tra un po’ irromperà prepotentemente nelle nostre case. La corsa a rovistare nelle soffitte in cerca dell’albero è già iniziata. Con solo 5 centesimi al giorno si può sfamare un bambino, mi informa un spot eco-solidale. Alla mensa del Comune allora ci doveva lavorare Carlo Cracco penso, visto che per un solo pasto mi chiedevano 5.00 €. Niente Robur, niente possibilità di evasione, magari più innocente di quella di Lucio, ma altrettanto emozionante. Via di fuga e riscatto sociale: quando vince il Siena, vinciamo tutti. Invece adesso, solo col mio senso di vuoto, ho la sensazione di sentirmi come una parola copiata e mai incollata: prigioniero di quello spazio virtuale nascosto dietro il tasto destro del mouse, all’interno del quale galleggiano tutti quei pezzettini di vita quotidiana rimasti sospesi. La partita della Robur mi strappa dal solito brutto e consunto corpo di tutti i giorni per catapultarmi lontano, dentro ad un mondo dove la vela della speranza si tende ancora sotto il vento della passione. Ma se all’improvviso per mille ragioni la partita viene meno, la sublimazione (termine utilizzato assolutamente a sproposito) si compie solo per metà. E io rimango da solo, prigioniero di una dimensione sconosciuta: per l’aborto del copia/incolla domenicale, non ci sono nemmeno gli obiettori di coscienza. 
Stordito, esco di casa con la scusa di acquistare le sigarette nonostante non le tocchi più dal 2004. Per le scale mi gira la testa e a tentoni arrivo al portone. Aprendolo, una vana speranza riaccende in me un minino di entusiasmo: magari tra un po’ passa un testimone di Geova. Perché quando servirebbero non ci sono mai? Ma non è che si stanno estinguendo come il Panda gigante? Qualsiasi pretesto tuttavia è buono per passare mezz’ora. Dopo qualche minuto giù in strada, da solo e senza uno straccio di giacchetto, capisco di rapidamente di aver perso l’orientamento, come disse un mio amico tanto tempo fa, quando scoprì di essere omosessuale. Troppo immerso nei mie pensieri, mutilati dall’assenza della partita, mi accorgo di non aver spuntato la voce "sesso" tra le opzioni "passatempo". Un brivido attraversa la mia schiena. Tuttavia curare una domenica di noia facendo all’amore con la solita compagna di sempre suona più come accanimento terapeutico che altro. Sulla soglia di casa, desisto. Anche perché, per quelli come me, il sesso è sempre stato come la Coppa dei Campioni per l’Udinese: quelle poche volte che ci sono arrivato, raramente sono andato oltre ai preliminari. Nella nebbia gelida e vischiosa del mio copia senza incolla, nuoto disperato fissando le lancette dell’orologio.
Con la mente ritorno ad un Siena Sampdoria di tanti anni fa, vinto 1-0 in 9 contro 11. Grosso modo mi sembra che il tempo scorra con la stessa lentezza di quei momenti là. Il cuore accelera: nel punto esatto in cui bisogno e necessità s’incontrano, capisco di avere voglia di un’emozione forte. Di qualcosa che mi faccia sentire nuovamente il sangue pulsare sotto la pelle, anestetizzata dal vento ed incartapecorita dall’ineluttabile serenità del tempo che avanza. Ho ancora voglia di veder vincere la Robur. Una volta, due, tre. Centomila. E poi ancora, ancora e ancora.

Cuneo - Siena: rinviata per neve, manco fossimo in Polonia. Tuttavia, il Pisa ha pareggiato e la Viterbese riposava, quindi tutto sommato non sarebbe andata poi nemmeno così malaccio. Solo il Livorno ha vinto, ma tanto si sa: loro vincono sempre...

Tutti insieme uniti avanzeremo.


Mirko

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