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mercoledì 10 gennaio 2018

Il couching per Gigi

"Buongiorno, vorrei una delucidazione sul gioco Mamma Troia". Grazie. Gigi.
Caro Gigi,
innanzitutto ti chiediamo scusa per il ritardo con il quale rispondiamo alla tua richiesta posta a commento del Couching di Ofelio. Mi mette un pò in imbarazzo un Gigi che chiede lumi su una mamma troia. Forse sarà perché due parole su tre, tra quelle da te usate, mi sono molto care (a te scoprire quali). Forse sarà stato anche questo - oltre che una fase digestiva oberata di crostini, panettoni, vini, vin santi e robe varie - il motivo per cui si sono dilatati oltre ogni umana concezione i tempi di risposta al tuo quesito.
Comunque, il gioco Mamma Troia era un gioco che facevamo da bambini e si svolgeva più o meno così: un gruppo di ragazzi veniva diviso in due squadre. Poi un terzo soggetto, non partecipante al gioco, che chiameremo “piantone”, si appoggiava con le spalle al muro e univa le mani ad un altezza poco sopra delle ginocchia, come quando si fa scaletta a qualcuno. A questo punto il primo componente della prima squadra, poggiava la testa tra le mani del piantone e si metteva a P greco mezzi (leggasi novanta gradi). Un secondo componente infilava la testa tra le cosce del primo e poi così a seguire per tutta la squadra, fino a che non si otteneva una fila di ragazzi, ognuno con la testa sotto, tra le gambe del giocatore precedente.
Una volta schierata la prima squadra, il primo componente degli avversari, prendeva la rincorsa e cercava di saltare il più vicino possibile al “piantone”, saltando alle spalle dell’ultimo della fila, appoggiandosi con le mani sulla groppa degli avversari (fai conto di vedere una gara di salto triplo fatta da Zanardi per avere un’immagine di quello che succedeva). Poi anche tutti gli altri componenti saltavano sul serpentone formato dalla prima squadra di accaprettati. Una volta saltati tutti i componenti della seconda squadra, quelli sopra cercavano di far cedere quelli sotto, nel minor tempo possibile, saltando loro sulla schiena e muovendosi a più non posso, come quando si cerca di domare un toro meccanico.
Come in altri giochi dove compare la parola "troia", chiaramente, vinceva chi resisteva più tempo prima di cadere al suolo e arrendersi alla maledetta forza di gravità.
Il Couching di oggi, essendo solo la risposta ad una curiosità, purtroppo finisce qui. Siccome da contratto devo dare comunque degli esercizi da fare a chi mi scrive, ti invito a fare 3 serie di 30 ripetizioni di squat a corpo libero senza pesi. Almeno rinforzi le gambe a dovere, nel caso ti dovessero sfidare a Mamma Troia.
Buon vento Gigi, come d’uopo è venuto il momento di lasciare la parola al Mago.


Caro Gigi, il gioco Mamma Troia non lo conosco bene, in quanto all'epoca già frequentavo prostitute. A quanto ne so, ci sono delle persone che hanno veramente questo problema e quindi bisogna stare attenti a sparare nel mucchio. Se invece, caro Gigi, tu hai veramente la mamma troia puoi urlarlo ad alta voce. Meglio se porta soldi in casa.

1 commento:

  1. grazie del chiarimento
    ho giocato anche io da ragazzo a questo gioco, ma me lo ricordavo con un altro nome che al momento mi sfugge

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